Svevo fumava la sigaretta, Saba la pipa. Entrambi erano grandi fumatori, ma differente fu il loro approccio al fumo.
Per Saba la pipa era la fedele compagna, la fumava volentieri, sempre.
La pipa è stato lo strumento da fumo per eccellenza fino alla fine dell’800, e nella letteratura italiana è diventato un’insegna di quel secolo. L’atto di fumare la pipa è considerato da molti un’arte, con le sue regole ed accorgimenti da seguire, per riuscire a mantenerla accesa e gustarla al meglio. La lentezza caratterizza tutto il procedimento della preparazione e del fumare una pipa: non si inspira il fumo, lo si trattiene in bocca per assaporarlo lentamente.
Conforto delle lunghe insonni notti
d’inverno
allora in labirinti oscuri
errò in angoscia il pensiero; la mano
corse affannosa al tuo richiamo –
il filo
tenue che sale, poi si rompe, il cielo,
dall’ aperta finestra, di un suo raggio
colora;
e mi ricorda una casetta, sola
fra i campi, che fumava per la cena.
– UMBERTO SABA, Fumo, in Ultime cose, 1935-1943 –
Cielo
…
Non chiedo altro.
Fumare
la mia pipa in silenzio
come un vecchio lupo di mare.
– UMBERTO SABA, Cielo, in Uccelli, 1948 –
Per Svevo la sigaretta era un veleno, simbolo della sua malattia di fumatore incallito, incapace di smettere, perchè “inetto”.
Nel quarto capitolo della Coscienza, Zeno narra del suo rapporto con il padre, figura amata e allo stesso tempo oppressiva. Zeno lotta col padre, col fumatore di sigaro, per il quale il fumo è norma igienica, non fa male e non ha, quindi, nessuna intenzione di smettere.
In me c’è e c’è sempre stato –forse la mia massima sventura –un impetuoso conato al meglio. Tutti i miei sogni di equilibrio e di forza non possono essere definiti altrimenti. Mio padre non conosceva nulla di tutto ciò. Egli viveva perfettamente d’accordo sul modo come l’avevano fatto ed io devo ritenere ch’egli mai abbia compiuti degli sforzi per migliorarsi. Fumava il giorno intero e, dopo la morte di mamma, quando non dormiva, anche di notte. Beveva anche discretamente; da gentleman, di sera, a cena, tanto da essere sicuro di trovare il sonno pronto non appena posata la testa sul guanciale. Ma secondo lui, il fumo e l’alcool erano dei buoni medicinali.
– ITALO SVEVO, La coscienza di Zeno, 1923 –
Ecco che allora gli strumenti del fumo come il sigaro, la pipa, il narghilè vengono contrapposti alla sigaretta: i primi sono sinonimo di altri tempi, di lentezza, calma, riflessività, mentre la seconda è associata alla modernità e alla velocità insita nell’atto stesso di consumare la sigaretta, un gesto frenetico e nevrotico, rappresentativo di un’epoca che sta cambiando e di una malattia che investe non il singolo individuo, ma l’intera umanità.