La Statua bronzea di James Joyce è stata realizzata dallo scultore triestino Nino Spagnoli e collocata a Ponte Rosso sul Canal Grande nel 2004 per ricordare il centenario dell’arrivo di Joyce a Trieste.
Joyce arrivò a Trieste nel 1904 e vi rimase fino al 1920, con alcune interruzioni.
Ai piedi della statua una targa riporta una citazione, tratta da una lettera alla moglie Nora, che testimonia il forte legame che lo scrittore aveva con la città: “…la mia anima è a Trieste”.
Esule volontario dall’Irlanda, James Joyce arriva a Trieste il 20 ottobre del 1904 insieme alla sua compagna Nora. Dopo un primo periodo vissuto a Pola, i due si trasferiscono definitivamente a Trieste nel 1905 e la loro prima abitazione fu al terzo piano di un palazzo in Piazza del Ponterosso.
A Trieste la coppia cambia casa di continuo, fino a nove volte, e conduce una vita ai limiti dell’indigenza a causa della difficoltà di Joyce di trovare un impiego fisso, dei suoi continui debiti e del vizio dell’alcol. Joyce dà lezioni private di inglese presso le facoltose famiglie triestine e trova lavoro alla Berlitz School, sempre come insegnante di lingua.
Nasce nel frattempo il primo figlio Giorgio, e a seguito dell’aggravarsi della situazione economica e famigliare, il fratello più giovane Stanislaus raggiunge la coppia a Trieste, portando loro un pò di sostegno, anche se la convivenza non fu sempre facile.
In questi anni l’attività di scrittore non viene meno, Joyce termina Gente di Dublino, compone il dramma Esuli e inizia l’Ulisse.
Nel 1906 Joyce e la famigliola si trasferiscono a Roma, dove lo scrittore trova un impiego in banca, ma deluso dalla città e a causa dei continui debiti rientra a Trieste. Scrive articoli per il “Piccolo della Sera”, dà conferenze sull’Irlanda all’Università del Popolo e nel 1907 pubblica la sua raccolta di liriche Musica da camera. Nasce la seconda figlia Lucia, ma Joyce viene ricoverato in ospedale a causa di un reumatismo articolare acuto che lo riduce quasi alla paralisi per diversi mesi.
Nello stesso anno conosce Italo Svevo, che si rivolge a lui per imparare l’inglese. Inizia così una lunga amicizia, produttiva da un punto di vista intellettuale, come racconta in un’intervista a Sergio Falcone, la figlia di Svevo, Letizia nel 1982:
Un grande amico di papà fu James Joyce. Mio padre, che si recava spesso a Londra per curare da vicino gli interessi della filiale inglese della ditta Veneziani, decise di studiare bene l’inglese e di prendere una serie di lezioni da Joyce, allora giovanissimo professore alla Berlitz School di Trieste (eravamo, credo, nel 1907). Joyce cominciò a venire in villa Veneziani e a dar lezioni a mio padre e a mia madre. Durante una delle prime lezioni disse loro che era uno scrittore, che aveva pubblicato una raccolta di poesie, Chamber Music (1907) e che aveva composto un romanzo, A Portrait of the Artist as a Young Man (o Dedalus) e i racconti Dubliners. I miei genitori ne furono subito entusiasti: mamma si recò in giardino e portò a Joyce un mazzo di rose. Allora papà timidamente gli disse: ‘Sa, anch’io ho scritto; ma ho scritto due libri che non sono stati riconosciuti da nessuno’. Così ebbe inizio l’amicizia tra Joyce e mio padre, che durò, attraverso frequenti contatti personali, sino al 1915, allorché Joyce, come cittadino inglese, dovette lasciare Trieste, dato lo stato di guerra fra l’Austria e l’Inghilterra. Egli si recò dapprima in Svizzera, a Zurigo, con la moglie Dora Barnacle e i due figli, e quindi, nel ’20, a Parigi. Ma tale amicizia durò, per così dire, a distanza, anche negli anni successivi alla prima guerra mondiale.
– SERGIO FALCONE, Italo Svevo e James Joyce: ritratto di un’amicizia. Intervista a Letizia Svevo Fonda Savio, 1982 –
Nel 1912 Joyce tenta di pubblicare Gente di Dublino, ma vi riuscirà solo nel 1914 a Londra, grazie all’aiuto di Ezra Pound, che sostiene l’opera di Joyce come scrittore e lo aiuta a pubblicare Dedalus, ritratto dell’artista da giovane.
Nel 1915 Joyce è costretto a lasciare Trieste e si trasferisce a Zurigo in seguito allo scoppio delle prima guerra mondiale. E’ con l’aiuto di poeti eminenti come Ezra Pound, Yeats, T.S. Eliot che lo scrittore inizia ad essere conosciuto e a raggiungere definitivamente la fama. Si dedica a tempo pieno alla stesura dell’Ulisse (iniziato a Trieste) e inizia a scrivere Finnegans Wake.
Nel 1919 ritorna a Trieste dopo la guerra, ma la trova molto cambiata e vi soggiorna solo per alcuni mesi per poi trasferirsi definitivamente a Parigi nel 1920.