Italo Svevo collaborò con diversi giornali triestini nel corso della sua vita.
Nel 1880 inizia a collaborare con il quotidiano triestino “L’Indipendente” e il 2 dicembre esce il suo primo articolo firmato con lo pseudonimo Ettore Samigli. L’articolo di critica letteraria è shakespeariano sulla figura di Shylok, l’usuraio ebreo del Mercante di Venezia.
Dal 1883 scrive con regolarità su “L’Indipendente” articoli di critica letteraria e teatrale, saggi e racconti, creandosi una certa rinomanza di critico nel piccolo ambiente cittadino.
Nel 1888 pubblica il racconto Una lotta e nel 1890 esce a puntate il lungo racconto L’assassinio di via Belpoggio, sempre con lo pseudonimo di Ettore Samigli.
A puntate nel 1898 uscirà il suo secondo romanzo Senilità.
![“L’Inevitabile”. Anno V, N°153, 17 ottobre 1883 [Trieste] – Museo Sveviano](/wp-content/uploads/2016/08/linevitabile-e1471177724999-228x300.jpg)
Nel 1883 escono sulle pagine de “L’Inevitabile”, periodico di cronaca e varietà, due articoli del giovane Svevo: Il collaboratore avventizio siglato con lo pseudonimo Intus e L’uomo d’affari con lo pseudonimo Justus.

Di questi anni sono anche le collaborazioni con il giornale “Il Piccolo”, presso la cui redazione trascorreva alcune ore di notte, anche dopo il matrimonio, con l’incarico di fare lo spoglio della stampa estera.
Nel 1897 pubblica sulla “Critica sociale”, rivista dei socialisti riformisti italiani, La tribù: ipotizza la possibilità di realizzare un rinnovamento sociale in Italia, nonostante la sua arretratezza.
Nel 1919 collabora con il giornale “La Nazione” il primo importante giornale triestino italiano dopo il passaggio di Trieste al Regno d’Italia dopo la guerra, sul quale, tra le varie pubblicazioni, ricordiamo i racconti a puntate Noi del tramway di Servola.
Gli pseudonimi di Svevo
Hector Schmitz alias Justus alias Intus alias Ettore Samigli alias Italo Svevo.
Hector Schmitz, alias Italo Svevo, spiega la ragione dello pseudonimo nelle pagine del suo Profilo autobiografico:
Per comprendere la ragione di un pseudonimo che sembra voler affratellare la razza italiana e quella germanica, bisogna aver presente la funzione che da quasi due secoli va compiendo Trieste alla Porta Orientale d’Italia: funzione di crogiolo assimilatore degli elementi eterogenei che il commercio e anche la dominazione straniera attirarono nella vecchia città latina. Il nonno d’Italo Svevo era stato un funzionario imperiale a Treviso, dove sposò un’italiana. Il padre suo, perciò, essendo vissuto a Trieste, si considerò italiano, e sposò un’italiana da cui ebbe quattro figliole e quattro maschi. Al suo pseudonimo “Italo Svevo” fu indotto non dal suo lontano antenato tedesco, ma dal suo prolungato soggiorno in Germania nell’adolescenza.
– Profilo autobiografico, 1929 –
Lo pseudonimo di Italo Svevo appare per la prima volta sulla copertina di Una vita nel 1892.
Negli anni ’80 collabora con i periodici triestini “L’Indipendente” e “L’Inevitabile”.
Nel 1883 escono sulle pagine de “L’Inevitabile”, periodico di cronaca e varietà, due bozzetti: Il collaboratore avventizio siglato con lo pseudonimo Intus e L’uomo d’affari con lo pseudonimo Justus. Sconosciuti pseudonimi con cui egli firmava questi suoi primi lavori, forse per differenziarli dai suoi scritti più seri, come le critiche letterarie e teatrali, e i racconti Una lotta e L’assassinio di via Belpoggio pubblicati su “L’Indipendente” con lo pseudonimo di Ettore Samigli.