1861
Il 19 dicembre nasce a Trieste Aaron Hector Schmitz. Adotterà lo pseudonimo letterario di Italo Svevo, alludendo così alla doppia nazionalità italiana e germanica che gli deriva dalla nascita in terra di confine. Il padre Francesco, ebreo di origine ungherese, è un agiato commerciante di vetrami; la madre, Allegra Moravia, è un’ebrea di origine friulana. Svevo è il quinto di otto tra fratelli e sorelle.
1867
Con il fratello Adolfo comincia a frequentare la scuola israelitica di Trieste.
1874
A 12 anni, insieme ai fratelli Adolfo e Elio, entra nel collegio bavarese di Segnitz-am-Mein, per essere avviato alla carriera di commerciante. Qui studia il tedesco e avviene la sua prima formazione letteraria attraverso la lettura di Shakespeare, dei romantici tedeschi e dei narratori russi contemporanei.
1878
A 17 anni ritorna a Trieste e continua gli studi presso l’Istituto superiore per il commercio “Pasquale Revoltella”, ma senza tralasciare gli interessi letterari, rivolti soprattutto al teatro e alla narrativa.
1880
La crisi finanziaria in cui versa l’attività del padre lo costringe ad abbandonare gli studi per un impiego come corrispondente francese e tedesco presso la filiale triestina della Banca Union di Vienna. La vita di Italo Svevo alla Banca è descritta accuratamente in una parte del suo primo romanzo Una Vita del 1887. Inizia a collaborare con il quotidiano triestino “L’Indipendente” e il 2 dicembre esce il suo primo articolo firmato con lo pseudonimo Ettore Samigli. L’articolo di critica letteraria è shakespeariano sulla figura di Shylok, l’usuraio ebreo del Mercante di Venezia.
1883
Comincia a collaborare con regolarità a “L’Indipendente”, scrivendo articoli di critica letteraria e teatrale, creandosi una certa rinomanza di critico nel piccolo ambiente cittadino.
1886
Muore il fratello Elio, ammalato di nefrite, a soli 22 anni. Il fratello lascia un Diario nel quale si legge della sua grande ammirazione per le attitudini letterarie di Ettore.
1887
Inizia a scrivere il primo romanzo, Un inetto, che assumerà poi il titolo di Una vita.
1888
Sono questi gli anni dell’amicizia con il pittore Umberto Veruda, la cui forte personalità anticonformista lo ispirerà per il personaggio di Stefano Balli in Senilità. La loro amicizia sarà intensa fino al 1895 con la frequenza assidua del Circolo degli Artisti, del Circolo Musicale e della Società di Minerva, dove si tenevano conferenze da parte dei maggiori letterati italiani. A Trieste le persone colte leggevano autori francesi, russi, tedeschi, scandinavi ed inglesi, si coltivava la musica e la pittura. Di Veruda Svevo ammira lo spirito anticonformista dell’uomo e dell’artista che vive libero da vincoli di ogni genere, se non per l’arte. Pubblica ne “L’Indipendente” il racconto Una lotta.
1890
Nelle appendici de “L’Indipendente” esce a puntate il lungo racconto L’assassinio di via Belpoggio.
1892
A proprie spese con la firma Italo Svevo, Una vita viene pubblicato dall’editore triestino Vram. Il romanzo è in parte autobiografico, ma riceve poche attenzioni prive di eco dalla critica. Muore il padre Francesco Schmitz.
1895
Muore la madre Allegra Moravia. Svevo si fidanza con la cugina Livia Veneziani, i cui genitori sono titolari di una prospera ditta di vernici navali, la Ditta Veneziani. Svevo redige per Livia Il Diario per la fidanzata, nel quale già emergono alcune delle nevrosi principali della sua narrativa: la questione del fumo e dell’ultima sigaretta, la “bionda” Livia contrapposta al suo essere “negro”, l’ironia, il paradosso.
1896
Sposa Livia civilmente andando a vivere nella villa dei suoceri.
1897
Dopo essersi convertito al cattolicesimo, celebra il matrimonio con rito cattolico, per assecondare il desiderio della moglie a seguito di una gravidanza particolarmente difficile. Nasce la figlia Letizia. Pubblica su “Critica sociale”, rivista dei socialisti riformisti italiani, La tribù.
1898
Senilità esce a puntate su “L’Indipendente” e a breve distanza, a sue spese, viene pubblicato dall’editore Vram. Il romanzo passa totalmente inosservato.
1899
Inizia a lavorare nella Ditta Veneziani dei suoceri con mansioni di responsabilità imprenditoriali, che lo porteranno a frequenti viaggi a Murano, in Francia e in Inghilterra, dove la ditta ha numerosi affari.
1902
Nonostante il lavoro lo impegni in modo gravoso, Svevo non smette di scrivere, anche se il tempo che può dedicare alla letteratura è poco: l’esercizio della scrittura si realizza soprattutto attraverso il teatro in questo periodo.
1904
Muore Umberto Veruda. Svevo si fa carico della memoria dell’amico, raccogliendo le tele e diffondendo la sua opera.
1907
Conosce il giovane scrittore irlandese, James Joyce, che gli dà lezioni di lingua inglese necessarie ai continui soggiorni nel Regno Unito. Nasce una stima e un’amicizia reciproca tra i due scrittori, fondamentali per la futura carriera letteraria di entrambi.
1908
Conosce i più aggiornati studi di psicoanalisi. Il cognato Bruno Veneziani, affetto da una grave forma di nevrosi, si rivolge a Freud per essere curato.
1919
Inizia la stesura de La coscienza di Zeno.
1923
La coscienza di Zeno viene pubblicata, sempre a spese dello scrittore, presso l’editore Cappelli di Bologna. Anche questo romanzo passa quasi inosservato.
1925
Joyce segnala il romanzo di Svevo agli amici Valéry Larbaud e Benjamin Crémieux, italianisti francesi innamorati dell’Italia.
1926
Scoppia il Caso Svevo: Larbaud e Crémieux dedicano un numero speciale sulla loro rivista “Le Navire d’argent” all’opera di Svevo. In Italia Roberto Bazlen fa conoscere Svevo al giovane Montale, che nella rivista “L’Esame” pubblica un lungo articolo Un omaggio a Italo Svevo.
1927
Svevo tiene a Milano una Conferenza su Joyce. Continua a scrivere il racconto Corto viaggio sentimentale (incompiuto) e abbozza un quarto romanzo sulla vecchiaia di Zeno.
1928
Svevo muore il 23 settembre a Motta di Livenza, per i postumi di un incidente automobilistico.