
Umberto Saba ricorda Italo Svevo nel suo racconto Italo Svevo all’Ammiragliato Britannico nella raccolta Ricordi-Racconti. E’ il divertente resoconto della chiusura di un contratto a Londra nel 1901, dove Svevo si trovava a nome della Ditta Veneziani per la vendita di una grande fornitura di vernici sottomarine:
Lo fecero entrare subito in una stanzetta squallida e disadorna, piuttosto sgabuzzino che ufficio. Come, là dentro, gli appariva povera l’Inghilterra! Dopo pochi minuti, gli si presentò un giovanotto, vestito in borghese, che lo invitò ad accomodarsi nell’unica sedia disponibile. L’ufficiale, per conto suo, sedette sulla tavola, che formava, con la sedia, tutto l’arredamento del luogo. Accavallò le lunghe gambe, offerse ed accese per sé e per l’ospite una sigaretta molto profumata, si mostrò informato sulla questione, fece due o tre domande, disse che tutto andava bene e che l’affare era virtualmente concluso. Italo Svevo credeva di sognare. Si era preparato ad una lunga trafila di pratiche, una più noiosa dell’altra; ad una serie interminabile di discussioni. Ed erano bastati cinque minuti perché la sua cara pittura sottomarina fosse adottata dalla più potente marina da guerra del mondo. In Italia—commentava—o anche in Francia, sarebbero occorsi cinque anni.
– UMBERTO SABA, Ricordi – Racconti, Italo Svevo all’ammiragliato britannico, 1910-1947 –
Svevo era sempre molto preoccupato per questi incontri, perché si sentiva impacciato per il suo inglese, come scrive in una lettera alla moglie Livia:
Se sapessi la mia agitazione anche per le altre divergenze di carattere fra me e gl’inglesi. Sembra ch’io in questo paese sia addirittura ridicolo per il mio modo di gestire. Osservai che quando una volta, una sola volta, parlai il mio inglese all’ammiragliato, i signori ammiragli guardavano le mie mani che pareva ballassero per la stanza. La parola stentata mi faceva gestire anche di più del solito.
– ITALO SVEVO, a Livia, Londra 7 luglio 1901 –