Zeno Cosini, protagonista del romanzo La coscienza di Zeno, su consiglio del Dottor S. suo psicanalista, scrive un diario con l’intento di auto analizzarsi per vincere le sue fissazioni.
Il dottore al quale ne parlai mi disse d’iniziare il mio lavoro con un’analisi storica della mia propensione al fumo:
– Scriva! Scriva! Vedrà come arriverà a vedersi intero.
Credo che del fumo posso scrivere qui al mio tavolo senz’andar a sognare su quella poltrona. Non so come cominciare e invoco l’assistenza delle sigarette tutte tanto somiglianti a quella che ho in mano.
– La coscienza di Zeno, 1923 –
Nel terzo capitolo Il fumo, Zeno parla della sua prima sigaretta e di come fin da ragazzino avesse iniziato a fumare di nascosto i sigari del padre, volendo emulare il genitore. Il fumo divenne subito un vizio, e vani sono stati da allora i tentativi di liberarsene.

Zeno considera il fumo una malattia che gli condiziona la vita, e mille sono i propositi che fa a se stesso per smettere di fumare quella che lui chiama, la sua eterna ultima sigaretta – U.S.. Inizia a scrivere dappertutto la sigla U.S., anche sulle pareti della stanza; arriva persino a farsi rinchiudere in una casa di cura, per poi fuggire corrompendo l’infermiera.
La morte del padre è un momento tragico per il protagonista, che all’età di trent’anni si sente orfano e interpreta l’ultimo gesto che il genitore fa prima di morire come uno schiaffo di punizione a lui rivolto. Ne scaturiscono per Zeno infiniti sensi di colpa. La morte del padre fa crollare la sua fiducia nel futuro, nella possibilità di reiterare il suo buon proposito di smettere di fumare all’infinito:
Invece la morte di mio padre fu una vera, grande catastrofe. Il paradiso non esisteva più ed io poi, a trentanni, ero un uomo finito…Fino ad allora io ero passato di sigaretta in sigaretta e da una facoltà universitaria all’altra, con una fiducia indistruttibile nelle mie capacità. Ma io credo che quella fiducia che rendeva tanto dolce la vita, sarebbe continuata magari fino ad oggi, se mio padre non fosse morto. Lui morto non c’era più una dimane ove collocare il proposito.
– La coscienza di Zeno, 1923 –
La psicanalisi aiuterà Zeno a capire che il padre non è fuori di sé, ma dentro ciascuno di noi, e che può quindi continuare ad utilizzare la strategia dilatoria del buon proposito a suo piacimento all’infinito. Alla fine raggiunge la consapevolezza di essere guarito e di aver capito che la malattia non era soltanto sua, come singolo individuo, ma che è alla radice della vita dell’uomo contemporaneo.