La Ditta Veneziani viene fondata a Trieste nel 1863 da Giuseppe Moravia, il quale produceva “unto per carri” e ne affida la gestione alla figlia Olga Moravia ed al genero Gioachino Veneziani, i genitori di Livia Veneziani, futura moglie di Italo Svevo.
Gioachino lavorò inizialmente nella piccola industria chimica del suocero, ma si trasferì in seguito a Marsiglia con la famiglia in cerca di fortuna. Il talento lo portò a inventare una vernice antivegetativa per le chiglie delle navi, la vernice Moravia e una volta rientrato a Trieste nel 1885 la formula fece arricchire la famiglia. Le marine mercantili e militari di mezzo mondo iniziarono a richiedere la vernice per le proprie navi. Nel 1887 la società Lloyd austro-ungarica utilizzava regolarmente la vernice e rilasciò un certificato che ne attestava l’eccezionale qualità.
Nel 1895 Livia Veneziani, figlia di Gioachino ed Olga, sposò il cugino Italo Svevo, che nel 1898 iniziò a lavorare nella ditta dei suoceri e a viaggiare come uomo d’affari in tutta Europa.
A partire dal 1901, Svevo si occupò dell’apertura di una nuova fabbrica di vernici a Londra, dove la ditta Veneziani aveva ottenuto una grande commissione dalla Marina imperiale britannica e dove spesso si recò per lunghi periodi.
Svevo svolgeva per la ditta non solo attività di tipo impiegatizio, ma stava a diretto contatto con gli operai, “sporcandosi” le mani, come lui stesso racconta a Livia nelle sue lettere:
Carissima moglie, Oggi vi abbiamo telegrafato per farvi sapere che abbiamo finito felicemente la prima cotta. Non puoi immaginare quanta fatica ci è costata causa la n. inesperienza del lavoro nuovo e macchine. Per dirtene una, iersera, sul più bello, si fermò il motore dal quale tutto dipende. Si dovette tutto interrompere e Marco ed io andammo zoppicando e malcontenti a casa. Ebbimo poi delle inavvertenze derivanti dall’abitudine di lavorare con gente pratica. Insegnammo ad un inglese di battere i barili e mezz’ora dopo riempiti colavano tutti. Ora che ti scrivo sono stanco morto e sporco come non lo sono mai stato né a Trieste né a Venezia.
– ITALO SVEVO, a Livia, Londra, 25 novembre 1903 –Oggi con le macchine di Marco ho impiegato 10 minuti per preparare la cotta di domani (21 mastelloni); adesso gli operai hanno da fare e le macchine ma io non ho più che da misurare le caldaie, ciò ch’è divenuto un po’ più grave perché la roba essendo in continuo movimento l’occhio vede poco e occorre il termometro. Non si può avere tutto a questo mondo. La vuotatura va male perché siamo a 3-4° sotto zero. Finisco sempre nelle cotte anch’io ma è che non vedo nessuno, che non parlo con nessuno altro che operai, caldaie e macchine. Ieri ti tradii. Toccai il culo al motore a gas. Ha un regolatore che quando lo si palpa il motore si mette a correre vertiginosamente come se avesse il solletico e ciò fa piacere. In mancanza di meglio faccio cosi.
– ITALO SVEVO, a Livia, Charlton, 3 dicembre 1903 –Carissima Livia, Oggi ho ancora meno cose di raccontarti che ieri. Si vuotava e perciò venni in fabbrica alle 8. Poi tutto il giorno passai qui a lottare con barili che spandono,i con caldaie che non vogliono vuotarsi e con operai che non hanno ancora appreso l’italiano.
– ITALO SVEVO, a Livia, Charlton, 9 dicembre 1903 –La prima e la seconda settimana ho passate ancora peggio per due ferite piccole alle mani che mi feci insegnando agli operai a maneggiare i nostri istrumenti. Io insegnai e mi ferii; essi appresero da me con tanta esattezza che hanno tutte le mani contuse, ma io ora sto meglio. Non hai un’idea cosa ho sofferto solo per lavarmi le mani di sera e ti assicuro che bisognava lavarle.
– ITALO SVEVO, a Livia, Charlton, 16 dicembre 1903 –
Allo scoppio della prima guerra mondiale e con l’entrata dell’Italia in guerra contro l’impero austro-ungarico, rivendicando Trento e Trieste, i Veneziani furono costretti a fuggire in Inghilterra perchè italiani. La fabbrica fu lasciata in delega alla figlia Livia e a Svevo, essendo lui cittadino austriaco. Svevo fu accusato dalla polizia austriaca nel 1915 di essere un “lurido giudeo irredentista”, venne interrogato più volte perchè rivelasse la formula della vernice e la fabbrica fu confiscata. Lo scrittore non rivelò mai la formula e riuscì, dopo un viaggio a Vienna, a liberare la fabbrica dal sequestro e a riattivare l’attività. La sede della ditta a Burano rimase aperta fino alla fine della guerra nel 1918, mentre rimase attiva la sede in Inghilterra a Charlton.
Alla morte di Gioacchino Veneziani nel 1921, Olga deteneva la maggioranza delle azioni e Svevo ebbe la carica di vicepresidente.