Svevo impiegato alla Banca Union

Piazza della Borsa. Al secondo piano del Tergesteo si trovava la filiale n 12 della Banca Union. 1950 ca. [Trieste] - gelatina - Museo Sveviano SV F 129
Piazza della Borsa. Al secondo piano del Tergesteo si trovava la filiale n 12 della Banca Union. 1950 ca. [Trieste] – gelatina – Museo Sveviano SV F 129

Nel 1880 Italo Svevo abbandona gli studi presso l’Istituto superiore per il commercio “Pasquale Revoltella” a causa della crisi finanziaria in cui versa l’attività del padre, ed è costretto a cercare un impiego per poter aiutare economicamente la numerosa famiglia. Dopo alcuni tentativi, viene assunto nella filiale triestina della Banca Union di Vienna con sede al Tergesteo, dove era direttore Fortunato Vivante, il cui fratello Giuseppe (zio Peppi) aveva sposato Natalia, una delle sorelle di Italo.

Italo non ama il lavoro alla banca, perchè ripetitivo, “si fanno pochi lavori di testa”, e la paga è molto bassa, ma vi si dedicò con scrupolo e serietà. Sono questi anche gli anni della sua frequentazione della Biblioteca Civica, degli approfondimenti letterari, della sua passione per il teatro e delle sue prime collaborazioni giornalistiche. Lavorerà alla banca per ben 18 anni, fino a quando nel 1998 entrerà nella ditta di vernici dei suoceri, la Ditta Veneziani.

Targa segnaletica della sede n. 12 della Union Bank di Trieste (per gentile concessione di Egidio)
Targa segnaletica della sede n. 12 della Union Bank di Trieste (per gentile concessione di Egidio Roncelli)

Dato da quel brutto buso ove seggo già da 18 anni addì 10 marzo 1898 ore 4 pom.

Stanco alfine di questa vita sbusona ho deciso di non più fumare per 10 interi anni. Non tenendo in alcun conto i van­taggi di salute che me ne deriveranno in questi dieci anni guada­gnerò – appar conto consegnato – la piccolezza di mille fiorini che impiegherò subito per condurre la C A P R A a Salsomag­giore a farsi mettere in ordine la sua tanta lana arruffata. Agli altri utili ci penseremo.
Ettore 1. del suo nome e delle sue qualità.
– ITALO SVEVO, a Livia, Trieste, 10 marzo 1898 –

Pubblicità della Union Bank sul quotidiano triestino Triester Zeitung, 13 aprile 1912
Pubblicità della Union Bank sul quotidiano triestino Triester Zeitung, 13 aprile 1912

La vita d’Italo Svevo alla Banca è descritta in una parte del suo primo romanzo Una Vita come lui stesso racconta nel suo Profilo autobiografico:

Per alimentare il suo commercio il padre aveva intrapresa una grande industria vetraria che finì coll’assorbire tutta la sua sostanza, ed Italo dovette immediatamente entrare piccolo impiegato di corrispondenza alla sede triestina della Banca Union di Vienna. Era pagato secondo gli usi di una quarantina d’anni fa, cioè male, ma ormai il padre precocemente invecchiato dalla sventura non avrebbe saputo riportare il suo commercio alla floridezza, ed era necessario che in famiglia tutti lavorassero. La vita d’Italo Svevo alla Banca è descritta accuratamente in una parte del suo primo romanzo Una Vita. Quella parte è veramente autobiografica. Ed anche le due ore serali di ogni giorno passate alla Biblioteca Civica vi sono descritte.
Profilo autobiografico, 1929 –

Il protagonista del romanzo è Alfonso Nitti: affaticato impiegato di banca e letterato/filosofo autodidatta:

Ogni istante di tempo fuori ufficio od anche all’ ufficio ove in un ripostiglio teneva alcuni libri, lo dedicava alla lettura… Scoperse la Biblioteca Civica e quei secoli di cultura messi a sua disposizione gli permisero di risparmiare il suo magro borsellino. Con le sue ore fisse, la biblioteca lo legava, apportava nei suoi studii la regolarità ch’ egli desiderava…Quando gli era riuscito di vivere la giornata secondo programma, andava alla banca il giorno appresso ancora spossato e lavorava peggio del solito. I sospesi divenivano maggiori e alla sera si trovava dinanzi un fascio enorme di carte giunte da tutte le città d’Italia; a lui sembrava che tutto il mondo congiurasse contro di lui e gl’imponesse quel lavoro.
– Una vita, 1887 –

Nitti aspira al matrimonio con la figlia del capo, Annetta Maller, ma per timore e inettitudine indietreggia di fronte alla sfida di superare il divario di classe esistente fra i due. L’inetto preferisce la rinuncia alla lotta e quindi rinuncia ad Annetta, nonostante la ragazza alla fine ceda al suo corteggiamento. Fugge quindi al paese di origine a casa della madre, per rientrare a Trieste e, quindi, al lavoro in banca solo dopo la morte della mamma. Inizialmente si illude di aver raggiunto una nuova totale tranquillità al lavoro:

Il lavoro alla banca ora bastava ad Alfonso perché fatto in misura enorme e con attenzione intensa…La sera usciva dalla banca esausto, tranquillo, soddisfatto del lavoro compiuto, e anche fuori d’ufficio con la mente vi ricorreva volontieri. Meravigliato egli stesso, si chiedeva talvolta se sulle proprie qualità non si fosse ingannato e se quella vita non fosse precisamente la più adatta al suo organismo…Si trovava, credeva, molto vicino allo stato ideale sognato nelle sue letture, stato di rinunzia e di quiete. Non aveva più neppure l’agitazione che gli dava lo sforzo di dover rifiutare o rinunziare. Non gli veniva più offerto nulla; con la sua ultima rinunzia egli s’era salvato, per sempre, credeva, da ogni bassezza a cui avrebbe potuto trascinarlo il desiderio di godere. Non desiderava di essere altrimenti. All’infuori dei timori per l’avvenire e del disgusto per l’odio di cui si sapeva l’oggetto, egli era felice, equilibrato come un vecchio….Non sognava miglioramento della sua posizione alla banca. La rendita ch’egli poteva ricavare dal suo piccolo capitale unitamente al suo emolumento doveva bastare e dai suoi principali non attendeva altro che di esser lasciato tranquillo al suo posto. Intorno a lui, alla banca stessa, si lottava con un accanimento che gli faceva sentire meglio l’elevatezza della sua posizione, lontana da quella lotta tanto accanita quanto meschina.
– Una vita, 1887 –

L’illusione dura poco e l’ultima rinuncia di Alfonso sarà alla vita con la scelta del suicidio.